NZIRIA Magazine intervista Alek De Caro ad “Acustico di Sera”

NZIRIA Magazine interviews Alek De Caro at “Acustico di Sera”

Acustico di Sera” alla Cantina Cicerenella: il viaggio musicale di Alek De Caro

Acustico di Sera “storie di vino e di canzoni” è la rassegna musicale che si tiene ogni venerdì c/o Cantina Cicerenella a Bracigliano (SA). Organizzata da Mario Provitera, musicista di lungo corso ed oste d’eccellenza, ha una mission definita: Dare Voce ai Cantautori Indipendenti.

NZIRIA Magazine ha avuto l’opportunità di partecipare in maniera attiva ad una delle serate, nella sezione talk, intervistando uno degli artisti invitati alla rassegna: Alek De Caro.

 

Alek De Caro, alias @alekdecaro, Alessio nella realtà, classe 1994, inizia prestissimo il suo viaggio nella musica, suona in diverse band, nel 2014 ha già all’attivo un canale YouTube, nel 2017 il suo primo inedito e nel 2018 il primo EP in lingua inglese: “To love is to let go”. Dopo altri singoli e progetti collaterali nel 2023 arriva “Il sogno della crisalide” il suo ultimo EP questa volta in lingua italiana.

 

 

Qui condividiamo estratti della profonda conversazione tra Alek e Giovanni Pellegrino @gio_nziria; l'intervista completa la trovate sui canali social di @cantinacicerenella

Alek de Caro e Giovanni Pellegrino a Cantina vineria e dispensa Cicerenella Bracigliano SalernoG: Facciamo una chiacchierata con Alek De Caro riguardo il suo progetto. Ho avuto modo di guardare i suoi video e sono stato strabiliato dalla sua musica. Alek, volevo partire, dai tuoi brani in inglese: hai deciso di smettere con l’inglese? Oppure continuare, aprirti ad un mercato diverso rispetto a quello italiano?

A: A: Buonasera a tutti! Ho cominciato il mio percorso musicale suonando in delle rock band, che è sempre stato per me un genere associato alla lingua inglese quindi, nel momento in cui ho cominciato a scrivere mi è venuto congeniale farlo in inglese, senza alcuna pretesa di arrivare ad un mercato, è stato proprio naturale. Quando ho cominciato ero al liceo ed ho avuto l'opportunità, tramite l’associazione APG di Cava di fare alcuni scambi culturali. Questo mi ha portato a fare esperienze all'estero, in Europa. Esperienze che sono state anche cruciali per quello che faccio musicalmente perché, non ho la pretesa di essere uno di quei cantautori impegnati politicamente, semplicemente scrivo, racconto delle storie, anche molto personali a volte; in alcuni casi la storia partiva proprio da queste esperienze fatte e la lingua veicolante era l’inglese.

G: Guardando i tuoi video, Io sono rimasto stupito dalla fotografia che c’è nei video e dalle locations. Dove sono stati girati questi video?

A: Intanto grazie! Da dove partiamo?

G: Da Pulviscolo? Che mi ha molto colpito.

A: Ok, Pulviscolo mi sta molto a cuore, l’ho girato in parte in una stanza d’albergo a Berlino, in cui sono stato in occasione di un mio compleanno qualche anno fa ed era una canzone che stavo scrivendo proprio in quel periodo ma, ero un po' indeciso, proprio per il discorso della lingua. Avevo già delle cose in italiano con un mio progetto collaterale però, su questo brano avevo delle perplessità ma, una volta lì, è stato come se tutti i tasselli si ricomponessero quindi, mi sono improvvisato videomaker, con una lampada… ed una parte l’ho girata lì, un’altra parte l’ho girata qui a Salerno, a piazza della Libertà.

G: Infatti la luce era diversa.

A: L’idea era proprio quella! Di dare questo contrasto fra un ambiente chiuso e poi piazza della Libertà, tutto aperto, alla luce del sole. La canzone parla di un’assenza, di un distacco quindi, volevo dare proprio questo contrasto fra i due momenti: del prima e del dopo.

G: Una domanda di filosofia! Nata sempre ascoltando la tua musica: Diogene, con la lanterna era in cerca dell’uomo per illuminare la sua anima smarrita dalle convenzioni sociali tu, invece, nelle tue canzoni, cerchi l’amore o la luce dell’amore?

A: A: Wow! Facciamo che da un filosofo passiamo ad un altro: Pascal, una delle sue massime diceva “il cuore conosce delle ragioni che la mente non conosce” che è quello che dà il titolo a questo talk “le ragioni del cuore” e la titletrack del mio ultimo EP in realtà questa cosa è cruciale. Credo che nella musica uno trovi quella valvola di sfogo, quando gli capitano delle cose che non riesce a metabolizzare o che sente di voler condividere, proprio per ritrovarsi nell’altro.

La musica prima di tutto è condivisione, se uno scrive una cosa è perché la sente e magari spera che qualcun altro ci si possa ritrovare. Quindi io non cerco proprio la luce, per lo più le mie canzoni nascono proprio al buio, nel mio studietto, tristissimo, però dipende; dipende dalle canzoni. Qualche canzone sì e spesso scrivo in viaggio.

G: Treni?

A: Treni che vanno, gli aerei… Mi danno quella sensazione…

G: L'adrenalina del viaggio!

A: Esatto! C’è qualcosa nel viaggio che mi dà ispirazione e spesso le mie canzoni non parlano di me ma, di sentimenti, universali, che io immagino in una storia, in una relazione che può vivere chiunque.

G: Quindi, storie anche vissute.

A: Anche vissute.

G: Proprio ne “Le ragioni del cuore”, dal tuo ultimo EP “Il sogno della crisalide”, ti ho sentito con più grinta, è uno scacco matto al pop o vuoi ritornare al rock?

A: Allora, io ho avuto progetti collaterali nel mio percorso artistico, in cui mi sono cimentato in diversi generi al di là del rock, la trap, il soul, l’R’n’, generi che ascolto e che in qualche modo ho fatto miei però, ad un certo punto ho sentito l’esigenza di ritornare un po' a quello che è il rock in senso lato. Il mio ultimo EP, appunto “Il sogno della crisalide”, spazia molto anche nei generi, ci sono brani come “Le ragioni del cuore” che è veramente un brano urlato, dove sentivo proprio l’esigenza di urlare.

G: A me è arrivato.

A: Arriva? OK! Ce ne sono altri anche molto pop, ad esempio: “Ci sarò” scritto per la mia nipotina ma, che può essere anche un brano che qualcuno può dedicare ad una persona cara; i sentimenti universali di cui parlavamo prima. È un excursus in cui vado ad esplorare tutto il percorso che ho fatto e a dargli una sintesi. Qualcuno mi ha un po' criticato la scelta di uscire con un EP […] In realtà credo che un EP serva proprio a raccontare un viaggio, come uno spartiacque con tutto quello che c’è stato prima.

Nella vita di un’artista non è sempre immediato il momento in cui ci si sente a proprio agio con quello che si fa e ad un certo punto mi son detto “Ok! Io sono Alek De Caro e faccio questo!” basta progetti collaterali, cose in inglese […] Anche l’inglese, alla fine uno lo utilizza per evadere un po' dalla realtà che lo circonda, da quello che vuole comunicare, è un modo anche per nascondersi un po’.

G: Vero, a volte in noi ci sono cose molto intime… che si preferisce trasmettere in un’altra lingua.

A: Si ha paura d’esporsi e dimostrarsi anche fragili. Invece, penso che l’italiano sia una delle lingue più belle al mondo e quando lo usi in quel modo, arriva. Le persone ti seguono e ti dicono “Sei proprio tu, questa cosa mi arriva” e lì è un alto grado di soddisfazione. Punto a quello.

G: Un'ultima domanda insolente: Sanremo si avvicina. Andresti?

A: In realtà ho presentato la mia candidatura quasi per caso, consigliato da un amico; era gratis ad “Area Sanremo”. Lo si fa per esperienza, senza aspettative. Ci sono stata dopo una settimana di festeggiamenti di compleanno con amici a Bologna, e devo ammettere che la mia prestazione non è stata delle migliori (ride). Comunque su settecentocinquanta partecipanti forse tre avranno la possibilità di andare a Sanremo. Aspetto sempre la mail, senza aspettative… Ma, per rispondere alla tua domanda: certo! Mi piacerebbe partecipare! Penso che, per chiunque faccia parte della scena musicale, sia una grande opportunità, un palcoscenico fantastico. Forse faremo un altro tentativo!

La Redazione

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