La bici può avere una seconda vita: quella italiana, piemontese

Bike can have a second life: the story of Italian one, from Piedmont

La bici è senz’altro il mezzo di trasporto che più piace all’ambiente. Ma si possono assemblare dei ferri centenari per dare vita ad una nuova bicicletta? La risposta è assolutamente si. Tra la ruggine e il grasso incrostato da anni, ecco la storia di come (ri)nasce una bici. Tra campagne sperdute e colline, al confine tra Piemonte e Lombardia.

Capita di legarsi a cose materiali, che diventano quasi dei prolungamenti della nostra identità incompiuta. Perciò si comincia a collezionare oggetti di qualsiasi tipo, che non hanno nulla, se non il compito di appagare l’anima. Così accade anche con dei vecchi pezzi di una bici, ad esempio. Ma possono dei ferri epocali, di bici anche storiche, essere assemblati nuovamente e tornare così ad avere una second-life?

L’arcano mondo del collezionismo di bici

Descrivere il mondo del collezionismo delle bici d’epoca significherebbe parlare di tante storie particolari. Al giorno d’oggi, internet pullula di blog e magazine online sul tema. In rete si trova davvero di tutto: dai collezionisti esperti agli amatori, passando dai semplici appassionati, fino anche (purtroppo!) agli speculatori. Tutti sono pronti a condividere informazioni, foto di ritrovamenti e di stupori di “pezzi” rinvenuti dai mercatini domenicali, come ad esempio quelli all’alba nelle domeniche piemontesi.

Il collezionista di bici è colui che cerca l’oggetto più conservato possibile. Quando sono mancanti, si mette alla ricerca delle parti originali del mezzo. La bici dunque, per dirsi di valore, deve essere integra, non rimaneggiata con pezzi o componenti che non le appartengono; inoltre non deve essere manipolata nel tempo. Chiaramente, essa può essere soggetta a conversioni o “ammodernamenti”, con componenti sostitutivi che ai tempi erano destinati a tenere in piedi il ciclo. La si può perciò usare come un mezzo “anziano”, rispetto all’acquisto costoso di un modello più recente.

La second life di una bici d’epoca

Il tempo, ahimè, modifica inevitabilmente anche la storia degli oggetti, soprattutto quelli meccanici. E in questo senso, nemmeno le bici sono esenti dall’usura del tempo. Inoltre, la ricerca dei suoi pezzi “conservati” molto spesso è ardua. Si accetta così l’opera dello scorrere degli anni, risaltandone lo stato originale, senza modifiche estetiche e meccaniche sostanziali.

Ma quando si raccoglie abbastanza ferro centenario, consumato ed incompleto, ma con manciate di pezzi bianchi recuperati, si può decidere di assemblare il ciclo con parti d’epoca, ripristinandone la funzionalità. Si riporta così in vita una storia nuova, che da interrotta dal disuso in cascine e cantine, ridiventa nuova cosa.

Prendiamo ad esempio un telaio da corsa Wolsit, del 1923: questo era allo stato brado, rugginoso. Inoltre era inizialmente sabbiato, perché non era più conservabile lo strato superficiale. Ricostruito il colore – o quantomeno, la sua versione più vicina all’originale – con la fortuna di avere le calotte del movimento centrale e le serie sterzo originali, il telaio si è prestato ad essere composto con parti d’epoca.

Ecco quindi che riappaiono come nuovi la freneria a fascetta degli anni Venti, la corona e pedali dello stesso periodo; i cerchi sportivi anni Trenta con galletti di chiusura anni Venti; i copertoni sportivi Superga, le manopole cartonate sportive Wolsit anni 30-40 verde oliva, infine i decals Wolsit degli anni Quaranta.La ruota libera da venti denti è stata sostituita con un fondo di magazzino, mentre sono state ritrovate delle guaine freni in grigio chiaro. Su quasi tutti i componenti della bici sono incisi i marchi dei produttori e l’anno di produzione: tutti italianissimi, ricordi di un passato in cui l’industria ciclomeccanica italiana era all’avanguardia e quasi del tutto artigianale nelle lavorazioni.

La nuova Wolsit corsaiola del ‘23 con i nuovi pezzi impiantati sfida il peso del tempo, ed è pronta a sfrecciare su belle piste ciclabili o strade con asfalto manutenuto. Un bell’esempio di come la qualità e l’artigianalità è destinata a durare nel tempo, e che la second life è un diritto che tutti gli oggetti si meritano.

Lo sviluppo del progetto di restauro e il ri-assemblaggio sono stati a cura di #Paramanubrio. #Paramanubrio.

 

 

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