Il mistero di UAH: la voce senza volto che canta l’anima di Napoli

The Mystery of UAH The Faceless Voice Singing the Soul of Naples

Napoli, da sempre, è un crogiuolo di lingue, razze, culture che si mescolano, si scontrano, si abbracciano. È un teatro a cielo aperto dove ogni vicolo racconta una storia e ogni anima porta con sé una canzone.

In questo dedalo di contraddizioni e bellezza, Napoli ed il suo tessuto urbano denso ed enigmatico sono il grande palcoscenico dell'ispirazione di un artista misterioso che si aggira senza mai mostrare il volto. Un osservatore che, come una presenza occulta, scava nei suoi meandri per estrarre l'essenza della sua sfaccettata anima.

Chi è UAH?

Il suo nome è UAH, acronimo di Unleash Anema Hit, inteso come "Anima liberata." Un nome che evoca la liberazione dell'anima attraverso la musica.

L'anonimato come arte: perché la musica viene prima dell'immagine

UAH è un artista che si nasconde per esistere davvero. E' un’entità sfuggente, un moderno mascherato che fa della sua identità celata un simbolo di un’arte che non ha bisogno di un volto, ma solo di una voce.

Paradossalmente, l'aura di mistero attorno alla sua figura accresce di autenticità il suo lavoro. Difatti, evitando l'esposizione mediatica, Uah va controcorrente rispetto al panorama musicale contemporaneo, dove l'immagine e l'apparire spesso prevalgono sul contenuto artistico.

Mentre “non avere un’immagine è un’immagine in sé” (come si vede con Liberato, un altro artista avvolto nel mistero), ciò che distingue davvero UAH non è solo il suo stile musicale, ma il suo modo unico di tradurre la realtà in musica. Il suo approccio apparentemente spensierato rende la sua narrazione ancora più incisiva, ritraendo i margini, l'invisibile e coloro che sono esclusi dalla narrazione perfetta da cartolina.

La musica di UAH e il legame con Napoli

FLANELL artwork CMYK press nziria magazine UAHDal suo EP di debutto "Uah tu" nel 2022, seguiti dagli album “Gattocane” (2023) e “Flanella” (2024), la musica di UAH ha creato un ponte tra passato e futuro. La sua raffinata miscela di influenze cantautrici si fonde con vibrazioni indie, flow da rapper, sprazzi di electro-dub e reminiscenze rock anni '90.

Nei suoi brani c’è il battito della strada, l’eco delle speranze e delle disillusioni, il riflesso di un’umanità in bilico tra sogno e realtà, in cui Napoli non è solo un luogo bensì una presenza viva, metafora del mondo con i suoi contrasti. Un viaggio musicale in cui albergano personaggi sospesi tra la lotta quotidiana e la poesia improvvisa di un tramonto visto da un balcone sgangherato.

I suoi testi esplorano temi di emarginazione e resilienza, tentazione e redenzione, violenza domestica e gioco d'azzardo, il desiderio di fuga e la straziante bellezza di trovare speranza in mezzo al caos.

Il processo creativo: la musica nata in solitudine

La loro è una genesi solitaria, letteralmente. I brani prendono vita tra lunghi spostamenti in auto, soste in autogrill e notti trascorse nel silenzio del suo garage.

È lì, lontano dal caos, che nascono testi intensi e melodie cariche di emozione. La dualità e la complessità della natura umana sono temi ricorrenti, così come la ricerca del calore umano, sentimento sempre più fuori moda, proprio come la flanella.

Ultimo singolo: “Alcune Volte”

Questa ricerca del calore umano, erosa dalla fretta della vita moderna, è il tema centrale dell'ultimo singolo degli UAH, “Alcune Volte”.

La traccia vede la partecipazione di Marcello Coleman, figura leggendaria del reggae napoletano ed ex cantante di Almamegretta (2009–2013). La canzone si tuffa nella nostalgia, riflettendo su un mondo alla disperata ricerca di autenticità.

Il testo, ricco di immagini evocative, parla della strada come metafora della vita, luogo di incontri e di solitudine. Le "macchine" rappresentano le persone, alcune sempre in movimento, altre ferme in un "garage", simbolo di stasi e introspezione.  Il ritornello sottolinea la dualità dell'esistenza:

“A volte una fontana mi sveglia, io vado solo oltre, tornando esattamente dove sono.”

evidenziando il ciclo continuo di ricerca e ritorno al punto di partenza. L’ennesima dimostrazione di come UAH sappia trasformare le emozioni in suono, lasciando che la musica diventi un riflesso di ciò che racconta con uno sguardo nuovo e profondo.

Una nuova voce nella tradizione musicale napoletana

In definitiva, UAH si candida a diventare un nuovo e diverso officiante del perenne rito di celebrazione e purificazione di Napoli. Con la sua voce incisa nell’anima della città, porta avanti una tradizione che attraversa secoli: quella di chi canta per raccontare, per denunciare, per esorcizzare i fantasmi di una terra che sa essere, al contempo, paradiso e inferno.

Sito web UAH 

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Scritto da NZIRIA TEAM MAGAZINE

 

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